Ingmar Bergman

È considerato uno dei maggiori registi della storia del cinema, autore di opere di profonda introspezione psicologica in cui rappresentò con abilità e senso del dramma la tensione interiore e l’angoscia dell’individuo. Nasce a Uppsala nel 1918, da un pastore luterano, fu educato secondo i concetti luterani di “peccato, confessione, punizione, perdono e grazia“, temi che, ripercorrerà di frequente nel corso delle sue opere.
La figura del padre è riportata in tre film: Fanny e Alexander, Con le migliori intenzioni e Conversazioni private. In una situazione familiare così oppressiva sono da ricercare le ragioni dei suoi dubbi esistenziali e soprattutto della sua continua ricerca di un Dio che non rappresenti solamente un rito, ma amore. Il rapporto conflittuale con i genitori portò così il giovane Ingmar a rinchiudersi in un suo mondo liberatorio e fantasioso con il quale sostituiva quello reale e, quando a dodici anni gli venne regalato un proiettore cinematografico, trovò nel mondo della pellicola, quello che cercava. Nel 1944 uno dei suoi scritti venne letto dal regista Gustaf Molander, che insistette per ricavarne un film. Il manoscritto venne acquistato dalla Svensk Filmindustri per cinquemila corone e, con la regia di Alf Sjöberg che lo tradusse in immagini, e la collaborazione di Bergman stesso come segretario di edizione, fu girato Spasimo, storia di un professore, soprannominato “Caligola“, severo e opprimente con i suoi allievi. Stig Järrel, l’attore protagonista, venne truccato in modo che assomigliasse al capo della Gestapo, Himmler. Il film venne molto apprezzato soprattutto in quanto attacco al nazismo, quantunque in numerose interviste lo stesso Bergman abbia ammesso di essere stato infatuato dalla figura di Hitler (che egli aveva personalmente visto durante un viaggio a Weimar) durante gli anni del conflitto. Spasimo vincerà un premio nel 1946 durante il primo Festival di Cannes del Secondo dopoguerra.

Iniziò la carriera come autore e regista teatrale, e nel 1944 scrive la sua prima sceneggiatura, Spasimo. Un anno dopo realizza il primo film come regista, Crisi, che come i successivi Nave per l’India e Musica nelle tenebre, affronta tematiche sociali del mondo giovanile, facendo denunce con toni aggressivi. Il modello di riferimento di Bergman, in questa fase, è il realismo, da cui si distacca, con Prigione. Con quest’ultimo, inizia a sperimentare tecniche surrealiste ed espressioniste, che utilizza per approfondire i comportamenti e la psicologia umana. Su questa strada si incontrano opere come Un’estate d’amore, Donne in attesa, Monica e il desiderio, Una lezione d’amore, nelle quali si afferma uno studio attento della psicologia femminile. Il film che farà conoscere Bergman alla critica internazionale è Sorrisi di una notte d’estate, commedia sui rapporti sentimentali, che si serve dei modelli del teatro brillante del Settecento francese per osservare con amarezza l’instabilità dei sentimenti e la complessità dei rapporti umani.

Nel 1956 terminò uno dei capolavori bergmaniani, Il settimo sigillo, geniale affresco medievale, nel quale l’autore riflette su vita e morte, sul rapporto fra uomo e Dio, sul senso della propria esistenza, sulla miseria e la nobiltà della natura umana.

Bergman scrisse a proposito del film:
“è un film disuguale cui tengo molto perché venne girato con mezzi poverissimi, facendo appello alla vitalità e all’amore. Nel bosco notturno dove viene bruciata la strega si intravedono tra gli alberi le finestre delle case di Råsunda”.

Il film rese più solida la fama del regista, che ottenne nel 1957 il “Premio speciale della giuria” al Festival di Cannes e nel 1958 ricevette il Gran Premio dell’Accademia francese del cinema. Nel 1960 venne proiettato in Italia e si guadagnò il Nastro d’argento, mentre in Spagna ottenne il Lábaro de oro.

Il film è una serena meditazione sulla vita e sulla morte e ottenne l’Orso d’oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia. Alle soglie della vita gli fece ottenere il premio come miglior metteur en scène e alle quattro protagoniste un premio unico per la loro interpretazione. La critica però non accolse il film con entusiasmo ed esso fu relegato tra le sue opere minori. Bergman si rifece presto con il film Il volto che ottenne il premio speciale della giuria al Festival di Venezia per la miglior regia, originalità poetica e stile, mentre il Leone d’oro venne assegnato ex aequo a La grande guerra di Mario Monicelli e a Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini. I giornalisti vollero però assegnare a Il volto, in segno di polemica, il Premio Pasinetti come opera migliore della rassegna.

il film indubbiamente più celebre, a cui si deve la fama internazionale e duratura di Bergman è Il posto delle fragole, dove si racconta il viaggio nel tempo, nel passato e nella fantasia che un vecchio professore intraprende, al termine della propria vita, per ritrovare un’immagine di sé che si era affannato a rimuovere. Una tragedia filosofica, densa di riferimenti, per dimostrare come la morte si nasconda dietro le fugaci apparenze della vita. Temi religiosi trattati con un’ottica laica: il problema del vuoto che si sostituisce alla perdita della fede, la ricerca di una religiosità intima e non formalistica. Egli vi si dedicò con grande impegno, tanto che alla fine delle riprese dovette essere ricoverato in una clinica per esaurimento nervoso.

L’incomunicabilità fra individui, sono al centro delle sue opere successive, fra cui La fontana della vergine, Come in uno specchio e Il silenzio. É in questo momento che si definisce compiutamente lo stile e gli intenti di Bergman che cerca di svelare il mistero che si cela al di là le apparenze, che nasconde i suoi interrogativi dietro schermi fatti di memoria, sogno, psicosi, che mette sempre più in dubbio l’esistenza di Dio, ma la ripropone ogni volta sotto diverse spoglie, che assumono sembianze differenti: prima la morte, poi il sesso, adesso il male.

É anche in questa fase che Bergman comincia ad essere considerato autore difficile, intellettuale ad oltranza, cupo e destinato a pochi, immagine che sicuramente non smentisce nelle pellicole che gira in seguito Persona, Il Rito, Passion, trattati sulla morte, la crudeltà umana, il disfacimento della società e la solitudine, sempre più cupi ed angoscianti. Si tratta comunque di opere profonde ed acute, nelle quali il regista si conferma uno dei massimi interpreti dell’animo tormentato dell’uomo contemporaneo. Sussurri e grida, Scene da un matrimonio e Immagine allo specchio sono forse le opere in cui Bergman conduce alle estreme conseguenze la propria filosofia artistica.

Con stile rigoroso, semplice fino alla banalità, va ad analizzare le piccole normalità quotidiane per scoprire che sono tutte il frutto di un’ipocrisia, che diventa tanto più patetica perché inevitabile e pericolosa da svelare, in quanto su di essa si fonda il precario equilibrio che le persone riescono a conquistare. Eliminata la presenza di una divinità, il male di vivere bergmaniano diventa un percorso interiore che distrugge ogni sicurezza su cui si appoggia l’esistenza comune.

Nel 1976 Bergman possedeva la sua casa cinematografica, la Cinematograph, aveva appena terminato la sceneggiatura del film L’immagine allo specchio, gli appoggi erano notevoli, i contatti presi con i produttori statunitense erano stati utili, Dino De Laurentis aveva accettato di produrre la sceneggiatura del film L’uovo del serpente. Niente poteva far immaginare la tempesta che stava per arrivare. Mentre al teatro “Dramaten” si svolgevano le prove di Danza di morte di Strindberg, arrivarono all’improvviso due poliziotti, che condussero Bergman al centro di polizia in quanto indagato per frode fiscale. Le peripezie legali impegnarono il regista ben nove anni. Ma i giornali divulgarono con insistenza la notizia e Bergman, che era stato costretto a trasferirsi con la famiglia. Fu colto da una forte crisi depressiva che lo tenne rinchiuso per tre mesi nel reparto psichiatrico di Karolinska.

Nel marzo del 1977 (non ancora libero dalle sue angosce), si buttò intensamente nel lavoro e in questo periodo nacque il soggetto di Sinfonia d’autunno con il titolo provvisorio di Madre, Figlia e Madre. Ma a fine ottobre, sempre assillato dalla burocrazia, decise di allontanarsi dalla Svezia e, dopo aver depositato i suoi averi su un conto bloccato si recò insieme alla moglie prima a Parigi e in seguito a Copenaghen, decidendo nel frattempo che L’uovo del serpente sarebbe stato girato negli studi della “Bavaria Film” a Monaco di Baviera.

L’ultimo film di Bergman, è Fanny e Alexander. La versione originale di questo film, girato per la tv, durava quasi sei ore; al cinema se ne sono viste soltanto tre, tagliate e ricucite in modo piuttosto frettoloso, tra “buchi” narrativi e personaggi che scompaiono nel nulla. Il film ha ottenuto 6 candidature e vinto 4 Premi Oscar, ha vinto un premio ai Nastri d’Argento, ha vinto un premio ai David di Donatello, 2 candidature e vinto un premio ai Golden Globes.

Ingmar Bergman ha coniugato in maniera unica l’interrogarsi sui temi universali dell’esistenza umana con l’utilizzo delle tecniche del linguaggio cinematografico: se, da un lato, ha innalzato le sue sceneggiature alla profondità di un testo letterario, dall’altro la forza figurativa dei suoi film è paragonabile a quella dei migliori autori della settima arte. Il settimo sigillo, è preso da esempio dalle scuole di regia come modello per lo studio delle relazioni che sovrintendono la composizione dell’immagine. Generalmente Bergman scriveva le sue sceneggiature, riflettendo su di esse per mesi o anni prima di iniziare la stesura definitiva. I suoi primi film sono strutturati con attenzione, e sono o basati su suoi testi teatrali o scritti in collaborazione con altri autori.

«In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l’enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà»

• Crisi
• Piove sul nostro amore
• La terra del desiderio
• Musica nel buio
• Città portuale
• La prigione
• Sete
• Verso la gioia
• Ciò non accadrebbe qui
• Un’estate d’amore
• Donne in attesa
• Monica e il desiderio
• Una vampata d’amore
• Una lezione d’amore
• Sogni di donna
• Sorrisi di una notte d’estate
• Il settimo sigillo
• Il posto delle fragole
• Alle soglie della vita
• Il volto
• La fontana della vergine
• L’occhio del diavolo
• Come in uno specchio
• Luci d’inverno
• Il silenzio
• A proposito di tutte queste… signore
• Persona
• Daniel, episodio di Stimulantia
• L’ora del lupo
• La vergogna
• Passione
• L’adultera
• Sussurri e grida
• Scene da un matrimonio
• Il flauto magico
• L’immagine allo specchio
• L’uovo del serpente
• Sinfonia d’autunno
• Un mondo di marionette
• Fanny e Alexander

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